Il Nome

Il nome è ispirato da “il grattacielo” di Max Horkheimer, testo dove viene data una rappresentazione della gerarchia di sfruttamento secondo una chiave interpretativa rivoluzionaria. Il testo descrive la società capitalista come un grattacielo dove ai piani alti vivono i ricchi e i potenti, in quelli intermedi la “gente comune” e, in quelli più bassi il sottoproletariato. A differenza, però, di molti anticapitalisti, Horkheimer non si dimentica che il grattacielo ha anche una cantina, dove sono reclusi gli animali non umani, che, con la loro inaudita sofferenza, lo sostengono, ne costituiscono le “fondamenta organiche” di sudore e sangue.

La scoperta che il grattacielo possieda una cantina è per molti sorprendente perché generalmente l’anticapitalismo non considera la “questione animale”: esso accetta acriticamente l’idea secondo cui gli animali sono a nostra completa disposizione e pertanto si impegna ad analizzare i meccanismi di sfruttamento dei soli umani per individuare le modalità  della loro (esclusiva) liberazione.

Vista in sezione, la struttura sociale del presente dovrebbe configurarsi all’incirca così: su in alto i grandi magnati dei trust dei diversi gruppi di potere capitalistici che però sono in lotta tra loro; sotto di essi i magnati minori, i grandi proprietari terrieri e tutto lo staff dei collaboratori importanti; sotto di essi – suddivise in singoli strati – le masse dei liberi professionisti e degli impiegati di grado inferiore, della manovalanza politica, dei militari e dei professori, degli ingegneri e dei capufficio fino alle dattilografe; ancora più giù i residui delle piccole esistenze autonome, gli artigiani, i bottegai, i contadini e tutti quanti, poi il proletariato, dagli strati operai qualificati meglio retribuiti, passando attraverso i manovali fino ad arrivare ai disoccupati cronici, ai poveri, ai vecchi e ai malati.
Solo sotto tutto questo comincia quello che è il vero e proprio fondamento della miseria, sul quale si innalza questa costruzione, giacché finora abbiamo parlato solo dei paesi capitalistici sviluppati, e tutta la loro vita è sorretta dall’orribile apparato di sfruttamento che funziona nei territori semi-coloniali e coloniali, ossia in quella che è di gran lunga la parte più grande del mondo.
Larghi territori dei Balcani sono una camera di tortura, in India, in Cina, in Africa la miseria di massa supera ogni immaginazione.

Sotto gli ambiti in cui crepano a milioni i coolie della terra, andrebbe poi rappresentata l’indescrivibile, inimmaginabile sofferenza degli animali, l’inferno animale nella società umana, il sudore, il sangue, la disperazione degli animali.

Questo edificio, la cui cantina è un mattatoio e il cui tetto è una cattedrale, dalle finestre dei piani superiori assicura effettivamente una bella vista sul cielo stellato.

Max Horkheimer, «Il grattacielo», da Crepuscolo.
Appunti presi in Germania 1926-1931, Einaudi 1977, pp. 68-70.

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