Sappiamo bene come le prove di forza tra buon-senso e con-senso partoriscano sempre e solo mostri e speculazioni. Quando ci sono di mezzo i rifiuti abbiamo imparato – a nostre spese – che la ragionevolezza è l’ultima cosa a cui si da ascolto.L’imperativo da parte del PD (Partito Democratico) Laziale è stato: “CHIUDERE MALAGROTTA!!!” Tant’è che dalla regione Lazio fino al comune di Roma Capitale si è alzato un polverone che è arrivato ad investire perfino il Ministro dell’Ambiente Orlando ed il suo delegato all’emergenza rifiuti Goffredo Sottile.Tornando all’imperativo, il delirio dell’uomo di partito a capo del comune di Roma Capitale non ha avuto freni tant’è che, a mezzo stampa, ha dichiarato che Malagrotta chiuderà subito, ora, per sempre, e da domani si inizierà a piantare 100mila alberi per fare un bellissimo parco. Si, certamente un parco su una discarica “attiva” probabilmente non è il massimo della ragionevolezza. Primo perché è necessario che le tonnellate di tal quale degli ultimi anni smettano di produrre biogas; secondo perché il ripristino ambientale di una discarica come quella di Malagrotta non è un tema da affrontare con leggerezza e superficialità tipiche della politica di partito. Ma il PD non transige ed esige che le volontà del partito siano attuate dal commissario speciale.
Però, come da Piano Rifiuti della regione Lazio e come da normative europee, il “ripristino ambientale” di una discarica deve essere fatto con la FOS. Usando la FOS si ha un notevole risparmio rispetto all’uso della terra, si evita di contaminare terra buona e, soprattutto, si evita di dover aprire un’altra discarica per smaltire questo particolare “rifiuto lavorato”.
Inoltre la situazione si completa con Cerroni che ha tutto l’interesse ad utilizzare la FOS, perché la produce lui stesso dai TMB1 e TMB2. Ma Ignazio Marino, tramite l’ex prefetto Sottile, dice NO. Dice che la FOS verrà spedita in giro per l’Italia e il ripristino di Malagrotta verrà fatto con la terra. Cerroni però, che ha la responsabilità dell’impianto per altri 30 anni (per legge), dice che non si prende alcuna responsabilità di eventuali disastri ambientali dovuti all’ingerenza politica in decisioni prettamente tecniche scaricando la responsabilità al commissario, e quindi al Ministro dell’Ambiente, e quindi al governatore della regione Lazio, e quindi all’assessore alle politiche del territorio della provincia di Roma, e quindi comune di Roma Capitale. E Marino, che non può ne prendersi la responsabilità, ne tradire l’elettorato, si trova ora a dover gestire una nuova emergenza.
La storia ci insegna che, quando il pubblico ed il privato litigano per futili motivi, il più delle volte l’attività in opera viene sospesa a tempo indeterminato.
Quindi, mi duole scriverlo quanto immaginarlo, per questi futili motivi si rischierà che Malagrotta rimarrà per sempre senza alberi e senza copertura. Il tutto, come sempre, nel nome del Popolo sovrano.