Cacciata di Priebke da Albano Laziale

Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.Ma soltanto col silenzio del torturati
più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
Resistenza.Piero Calamandrei
Ringraziamo il prefetto Pecoraro – che rende onore al suo cognome – per aver aver trasformato con la sua decisione idiota, una cittadina dei Castelli Romani in un teatro di guerriglia urbana con orde di neonazisti in arrivo da tutto il Lazio.

Il funerale di Eric Priebke è stato fatto diventare un avvenimento di notevole valore simbolico, sia per la storia di Roma e d’Italia, sia perché un certo tipo di persone, che fanno della violenza e sopraffazione l’unica ragione di vita, vede un idolo in questo ex capitano nazista reo di aver compiuto la strage di 335 civili alle tristemente famose Fosse Ardeatine. Questi sono i motivi più evidenti per cui non doveva essere fatto un funerale in quel modo. Diversi ignobili neonazisti, infatti, si sono presentati in massa con spranghe, catene, caschi, per andare a pestare chi non era d’accordo ad omaggiare il “loro” gerarca.

Da tante persone, con (giustificabile?) superficialità è stata ripetuta più volte, a sproposito, la frase “doveva essere preso a palate da vivo”.  No! Se ne doveva occupare la legge “da vivo”. Il criminale di guerra Priebke avrebbe dovuto continuare a restare nell’ombra della vergogna, come ha vissuto fino alla morte, secondo i termini di legge. Invece il protagonismo dell’avvocato suo difensore ha voluto trasformarlo in un grande eroe, una sorta di mitopoiesi nostalgica. E, come al solito, i decisori delle istituzioni italiane, invece di prendere la ferma e non condannabile decisione di fare funerali privati, nel più assoluto silenzio lontano dai riflettori della pubblica piazza, hanno dato sfoggio della solita incompetenza creando problemi di ordine pubblico e giustificata forte indignazione popolare.

neonazisti al funerale di Priebke ad Albano Laziale

neonazisti al funerale di Priebke ad Albano Laziale

Il presidio di fronte al convento lefevriano non era composto  dagli italiani “tutto fumo e niente arrosto” che si lamentano al bar di del governo, di Letta, Berlusconi, berluschini, nani e ballerine. Il presidio era composto dai soliti quattro gatti che per un motivo o per l’altro cercano mantenere in vita quei diritti che ogni giorno, un po’ alla volta vengono buttati nel cesso.

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