L’aiuto a metà: come uccidere per soffocamento

Mohamed è un ragazzo di 16 anni, arrivato qualche tempo fa a Lampedusa per mezzo di uno dei tanti barconi della morte. E’ fuggito dall’Egitto in fiamme, per cercare fortuna e salvarsi la pelle verso quella terra chiamata Europa che da tanti viene considerata un buon posto dove trovare lavoro, per farsi una famiglia e guadagnare qualche soldo in più da mandare nella terra natia ai parenti.

Per i minorenni che sbarcano in Italia la prassi è ormai consolidata: una volta arrivati si va dalla polizia, ci si fa schedare e ci si fa mettere in lista d’attesa per centro di smistamento, dove si rimarrà per alcuni mesi in attesa della destinazione, convivendo con altre centinaia di persone in condizioni disumane, nel degrado, stipato in camerate da decine e decine di rifugiati con servizi igenici quasi inesistenti e condizioni sanitarie precarie.

Mohamed , dopo svariati mesi di degrado e negazione dei diritti minimi, stipato all’interno di un recinto per rifiuti umani, viene smistato presso una casa famiglia che si occuperà di lui. La casa famiglia si occuperà di fargli avere un permesso di soggiorno, di insegnargli l’italiano, di trovargli un lavoro e, soprattutto, ridargli dignità.

Ora Mohamed vive in un ambiente sano, familiare, pulito. Ha una camera come quella di un normalissimo sedicenne che condivide con un suo coetaneo. Durante la settimana lavora ai mercati generali e nel tempo libero si dedica al suo amato orto che regala prodotti per tutta la casa famiglia. Il fine settimana Mohamed ama farsi le passeggiate in centro a Roma mercati “per vedere cosa c’è” e stare in mezzo alla gente.

Qualche giorno fa è successa una cosa che mi ha commosso. Presso la casa famiglia è stato realizzato un rifugio per animali “da reddito” che ospita tre grossi maiali salvati dall’abbattimento. La stagione umida ha contribuito in breve tempo a trasformare l’area in un mare di fango inavvicinabile, tant’è che siamo stati costretti a cospargere il terreno di quintali di paglia per renderlo nuovamente calpestabile. Mohamed, che non si tira mai indietro, ha aiutato attivamente nonostante gli animali che la sua religione considera spregevolente impuri. Ma la curiosità ed il buon cuore del ragazzo hanno preso il sopravvento sui dogmi religiosi tant’è che si è avvicinato agli animali allungando la mano per accarezzarli esclamando, con gli occhi pieni di gioia, “sono belli!”.

Mohamed tra qualche giorno compirà 17 anni. Mohamed tra poco più di un anno sarà maggiorenne e – per legge – riceverà il decreto di espulsione. Dovrà lasciare la casa famiglia, dovrà lasciare il suo orto, dovrà lasciare le sue amicizie, i suoi nuovi amici animali, dovrà lasciare la dignità acquisita per diventare una “persona non gradita”, un clandestino da cacciare al di fuori dai confini nazionali, senza sconti.

Questa è la sorte che tocca ai minorenni che arrivano nel nostro paese per mezzo delle carrette del mare affrontando un viaggio della disperazione con il rischio di lasciare tutte le speranze sul fondo del mare. Ragazzi che una volta sulla terraferma vivranno l’inferno dei centri per lo smistamento, per arrivare poi in ambienti che ridaranno loro l’ossigeno della speranza, ma che gli verrà prontamente tolto – per legge – al compimento del 18esimo anno di età, a soffocare ogni speranza di poter scalare quel grattacielo che li schiaccia ai piani più bassi con il peso del diritto.

Questo è il mondo reale.

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