La società del decoro non ammette cose brutte. Non ammette la povertà, non ammette chi è diverso, non ammette i deboli e non ammette nulla che sia sotto al livello di ciò che la società civile definisce “decoroso”.
Questa mattina Roma si è svegliata con le sirene della polizia che ha effettuato ben tre sgomberi di edifici occupati: lo spazio indipendente per le arti Angelo Mai e due occupazioni abitative (quella di via della Acacie a Centocelle e l’altra ad Anagnina), due edifici abitati da anni 72 nuclei famigliari con bambini, la maggior parte migranti e che da oggi si troveranno per strada.
La “società civile” – quella della bella macchina, del bel vestito, della messa alla domenica, del capo firmato, del commento su Ballarò, del varietà alla Rai, del “meglio non avere problemi”, del bisogno di maggiore sicurezza – mal sopporta la presenza di chi, per scelta o per necessità, non è omologato agli standard. La società civile non vede di buon occhio i pericolosi squatter che occupano edifici pubblici inutilizzati o palazzine frutto della speculazione edilizia, soprattutto se gli occupanti sono poveri e immigrati (aggravante).
L’amministrazione capitolina quindi, scaricando la responsabilità sul governo (ladro), con l’avallo della magistratura ed il supporto della forza pubblica, ha deciso di far applicare la legge “uguale per tutti”: non è legale occupare le case! Case che, lo ripeto, sono per lo più frutto di speculazioni edilizie dei soliti palazzinari (quindi non case di semplici privati cittadini ma palazzi mai abitati lasciati a marcire) o edifici pubblici in disuso che cadono a pezzi.
Gli occupanti sono sempre loro: gli emarginati, sfruttati, gli invisibili. Quelli che fanno lavori di merda sotto schiavitù e che tirano a campare per tirare avanti. Che hanno figli che vanno a scuola e che sperano un qualsiasi futuro.
Di questi invisibili Roma è piena. Te ne accorgi vivendo le lotte di liberazione umana, ovvero quelle per il diritto all’abitare, quelle degli immigrati che cercano lavoro o che cercano di mantenerlo, quelle di chi non si può permettere la clinica privata per curarsi e lotta per l’accesso alla sanità pubblica.
Negli ultimi mesi, per la conduzione del rifugio, abbiamo iniziato a girare per mercati e supermercati per recuperare cibo di scarto da dare agli animali e, con sorpresa, abbiamo scoperto che non siamo gli unici a fare incetta di “rifiuti”. Però… approfondendo il “fenomeno” e cercando di individuare nuovi approviggionamenti abbiamo scoperto che “gli altri” sono famiglie, pensionati, gruppi organizzati, che raccolgono gli scarti dei banchi per mangiare. Si, gli ortaggi brutti, bacati, un po’ rovinati, troppo maturi o troppo acerbi, ovvero tutto ciò che non rientra nello standard visivo del decoro, viene buttato anche se perfettamente commestibile e con questi scarti ci campano centinaia di famiglie. Le stesse famiglie che ora sono state sbattute in strada senza una alternativa e che andranno ad alimentare il dispiacere di quelli che la casa ce l’hanno e che dovranno subire la visione di questi poveri per strada. Dispiacere non per compassione, ma per disgusto ed indignazione perché essere poveri nella società del decoro è una colpa e va punita.
Siamo sempre, ancora, alla base del grattacielo.