Petizione contro l’uso dei diserbanti

La pratica del diserbo, nata per il controllo delle commensali in agricoltura, erroneamente considerata come alternativa allo sfalcio, viene ora proposta da amministrazioni locali, ANAS e Società Autostrade, grazie al sostegno delle industrie chimiche che producono il diserbante più aggressivo e meno selettivo oggi sul mercato (il glyphosate), per la manutenzione sistematica delle strade pubbliche (a volte con la scusa di combattere le allergie da polline, ma in realtà, anziché ridurre le fonti di produzione di polline, se ne determina un aumento significativo con la proliferazione di graminacee e di neofite), ben sapendo che, una volta effettuato il primo trattamento, si dovrà continuare questa pratica anche negli anni successivi per evitare la proliferazione delle erbe più aggressive, libere di espandersi, in seguito alla scomparsa della vegetazione matura che presidiava il terreno.

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Ci sono almeno quattro fondamentali ragioni per dire basta a questo modo violento e barbarico di fare agricoltura:

  1. I diserbanti sono altamente nocivi alla salute umana, soprattutto degli agricoltori che li usano. Alcuni componenti come il 2,4 _ D e il 2,4,5 _ T (quest’ultimo presente nei defolianti usati dagli americani nella guerra contro il Vietnam) sono gravemente indiziati di ingenerare tumori e i linfomi-non-Hodgkin (H. Norberg-Hodge/P. Goering/ J. Page, From the ground up. Rethinking industrial agricolture, Zed Books, London 2001, p. 19). Una campagna dove sempre più frequentemente circolano tali veleni è destinata a diventare un luogo altamente insalubre tanto per gli agricoltori che per tutti noi;
  2. I diserbanti non solo sono gravemente nocivi alla fauna dei campi (uccelli, serpi, talpe, ricci, rospi, grilli, cicale, ecc.) ma sopprimono anche gran parte della vita biologica del terreno. E il terreno non è un semplice supporto neutro per le coltivazioni, quale lo ha reso l’agricoltura industriale, ma un organismo vivente su cui crescono le piante da cui ricaviamo il nostro cibo. Esso è, a pensarci bene, la base stessa della vita, di ogni vita sulla terra. È difficile immaginare che possa sopportare a lungo l’avvelenamento chimico selettivo dei diserbanti. Così come appare difficile immaginare che si possano produrre alimenti sani da un habitat in cui la vita viene così sistematicamente perseguita.
  3. I diserbanti inquinano gravemente le falde acquifere. Noi non sappiamo che cosa succederà – e che cosa succeda già adesso – delle fonti da cui i comuni attingono le risorse idriche per distribuire l’acqua potabile ai cittadini. Dopo anni di diserbo chimico sempre più intenso è facile prevedere che i veleni saranno diffusamente presenti nelle nostre falde. Ora, che una delle risorse più preziose della nostra vita e delle nostre economie, bene sempre più scarso, risorsa strategica per il futuro, debba essere distrutta da una delle pratiche più dissennate che l’uomo abbia immesso nell’agricoltura recente è un paradosso che ripugna a ogni elementare buon senso.
  4. Infine, un paradosso a cui la scienza e la tecnica, nel corso dell’età contemporanea, ci hanno spesso abituati. I diserbanti si rivelano alla lunga inutili e controproducenti per lo stesso fine per cui sono utilizzati.